“[…] Ancora un’opera fotografica, quella di Giuseppe Giordano, che sceglie un esplicito riferimento al concetto filosofico schopenhaueriano noto come Velo di Maya, che è di fatto il titolo della stessa opera: l’impossibilità dell’uomo di vedere la verità delle cose, l’inganno della realtà fenomenica, in grado di intorbidare la chiarezza di quella noumenica e di fare degli uomini gli stessi di cui già duemila anni prima Platone ci raccontava nell’efficacissimo Mito della Caverna.”
Dalla mostra De Animis Mundi presentata nel 2022 dalla galleria d’arte Soquadro e curata da Eleonora Aimone
Bio
Giuseppe Giordano, inizia a fotografare nel 2012 dopo aver fatto un percorso di studio lontano da tutto quello che è l’immagine e le arti visive. Il suo portfolio è composto di progetti fotografici che spesso indagano su un immaginario intimo, fatto di domande, contraddizione e incubi, che s’innestano e si ricollegano sempre a un rapporto con la realtà e le sue problematiche. L’asse speculativa della sua visione è caratterizzata da set in studio e in esterni con una filosofia di tipo “Staged”, non commerciale, in cui la sperimentazione è necessaria per esplorare il rapporto tra l’uomo e il reale andando a porre un focus su quello che c’è in mezzo, il sogno, l’onirico ,il maniacale e il sacro. La sua ricerca personale ha avuto modo di confrontarsi a New York con i fotografi Andres Gonzalez e Carolyn Drake e con il critico e storico della fotografia, Augusto Pieroni, attraverso un master in ricerca creativa e personale, presso la Scuola Romana di Fotografia, ricerca che proseguirà attraverso una borsa di studio presso la Fondazione Fotografia Modena, con un master di alta formazione di respiro internazionale sull’immagine contemporanea con Adrian Paci, Mario Cresci e Filippo Maggia.