Proserpina era la bella figlia di Cerere, dea delle messi. Di lei s’invaghì Plutone, il dio degli inferi, che volle a tutti i costi farla sua. Così, mentre la giovane era intenta a cogliere dei fiori da un prato, il signore dell’oltretomba la rapì, portandola con sé nelle viscere della terra, e lasciando la madre, disperata, a vagare per nove giorni e nove notti cercandola. Dopo aver conosciuto, al decimo giorno, la sorte della figlia, Giove, il re dell’Olimpo, cercò di far sì che suo fratello Plutone restituisse Proserpina alla madre. Tuttavia, la ragazza aveva già mangiato dei chicchi di melograno, il cibo dei morti: per tale ragione, non poté fare definitivamente ritorno nel mondo dei vivi. Ad ogni modo, Giove riuscì a “mediare” un accordo, facendo sì che Proserpina potesse tornare sulla terra per sei mesi l’anno. Per i restanti sei, invece, sarebbe rimasta con Plutone, di cui sarebbe divenuta sposa, nell’oltretomba. Gli antichi si servivano di questo mito per spiegare l’alternarsi delle stagioni: l’arrivo di Proserpina sulla terra corrispondeva alla bella stagione, mentre la sua discesa negli inferi dava origine all’autunno e all’inverno.
Bio
Mi capita spesso, nella penombra del mio studio, di pensare a mio padre, fotografo, scomparso negli anni ’70. Chissà cosa proverebbe, lui che ha passato gran parte della sua vita in una camera oscura, di fronte a tutte queste diavolerie tecnologiche. Probabilmente il suo stupore sarebbe simile al mio quando, bambino, vedevo comparire magicamente su piccoli foglietti bianchi i volti delle persone da lui fotografati. Lo studio di mio padre era per me un luogo di meraviglie e mai avrei pensato che la fotografia sarebbe diventata il mio mestiere. Ho 62 anni sono sposato e ho tre figli.