“Le uova di Leda” è un’opera che nasce dal mito greco che narra l’origine della costellazione dei gemelli.
Il mito racconta come Zeus, innamoratosi di Leda, discese dall’Olimpo sotto forma di cigno per poterla incontrare. Dopo averle rivelato la sua vera identità, i due si accoppiarono e dalla loro unione Zeus le preannunciò la nascita di due gemelli. Così, poco tempo dopo, la donna depose un uovo che schiudendosi diede alla luce Elena e Polluce. Il mito narra che nella stessa notte Leda giacque con il marito Tindaro deponendo in seguito un secondo uovo dal cui guscio nacquero Castore e Clitemnestra. Castore e Polluce furono designati difensori e guida dei marinai, ma quando il primo fu ucciso, Polluce rinunciò alla sua immortalità per ricongiungersi al fratello nell’Erebo. Fu così che Zeus, pose i due gemelli in cielo, rendendoli inseparabili per l’eternità.
Ciò che l’artista vuole raffigurare attraverso questo mito è dunque l’opposta natura a cui i gemelli sono soggetti: mortale ed immortale. È la complessità di questo mito che ha permesso la realizzazione di un’opera dai tratti apparentemente semplici; tuttavia, una volta trascesa questa parvenza, essi riescono a mostrare al contempo resistenza e cedevolezza, fermezza e caducità.
Bio
Arianna Modica è una giovane artista nata a Modica il 17 giugno 1997. Ha conseguito il diploma presso il liceo artistico di Modica e il diploma in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Attualmente lavora nel suo studio situato nel suo paese d’ origine, Scicli, per approfondire e portare avanti la sua personale ricerca artistica. Questa è principalmente incentrata sullo studio costante della forma nel suo divenire corpo materico. La forma nasce dall’ osservazione di oggetti, carni, viscere o materiali dalla cui struttura l’artista viene sedotta e appropriandosene vengono scisse dalla loro natura, diventando matrici per le mutazioni verso il nuovo corpo. Lo spazio funge da contenitore nel quale esso si adagia o rimane sospeso, si ammucchia o si sradica. Tali azioni raccontano la forza del corpo, fievole o penetrante, che lo conducono ai due stati principali di cedimento e resistenza. Questi, in quanto contrapposti, creano un’osmosi che mantiene un equilibrio armonico ma anche incerto e ambiguo di un lento sprofondare e rigido persistere.